INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO 2019

RELAZIONE DEL VICARIO GIUDIZIALE

Eminenza Reverendissima,

Eccellenze,

Signori Magistrati  e Avvocati del foro civile,

Autorità tutte civili e militari,

Ministri del Tribunale Ecclesiastico Ligure

Signore e Signori presenti,

grazie per aver accettato l’invito a partecipare, oggi, all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2019 del Tribunale Ecclesiastico Ligure che, come è ben noto, si occupa esclusivamente delle dichiarazioni di nullità di matrimoni canonici celebrati nella Regione Ligure o la cui parte attrice o convenuta abita nella nostra Regione.

Il Tribunale Interdiocesano è ora a servizio di sei Diocesi Liguri: Genova, Chiavari, La Spezia-Brugnato-Sarzana, Savona-Noli, Tortona, Albenga-Imperia.

Un affettuoso e riverente saluto a Sua Eminenza il Card. Angelo Bagnasco che è Moderatore del Nostro Tribunale Ligure, che, come tale, segue la nostra attività e concluderà magistralmente questo nostro incontro.

Saluto con viva cordialità e amicizia i Vescovi delle nostre Diocesi, che fanno riferimento al Nostro Tribunale, e che mi hanno pregato di portare, in questo momento, il loro saluto a tutti i presenti assicurando la loro presenza spirituale.

Desidero cogliere quest’ occasione  per ringraziare tutto il personale del Tribunale Ecclesiastico per il lavoro continuo, assiduo, qualificato e pastorale: dai Giudici (sacerdoti e laici) ai Difensori del Vincolo (tutti laici), alle Notare (tutte laiche), all’Economo, e al Cancelliere.

Tutti coloro che operano in Tribunale sono animati da un vero impegno, non solo professionale, ma anche pastorale proprio per aiutare le persone che spesso si  trovano a disagio nell’affrontare, o come parti interessate o come testi, la realtà del Tribunale Ecclesiastico.

Un saluto affettuoso e un forte ringraziamento va anche ad altri strettissimi collaboratori del Tribunale la cui opera è preziosissima: ai Patroni Stabili, a tutti i componenti del Collegio degli Avvocati facenti parte dell’Albo del nostro Tribunale, tutti titolati, ossia avvocati Rotali, e ai Periti in materia psichiatrica, neurologica e psicologica che svolgono un lavoro fondamentale e importante nelle cause che richiedono il loro intervento professionale, cause queste che si stanno particolarmente moltiplicando in considerazione della realtà frenetica, talora nevrotica a volte schizofrenica, e comunque assai disordinata e superficiale che molta, anzi troppa, gente vive oggi nel quotidiano. Inoltre alla radice di tante crisi matrimoniali si trovano non solo la mancanza di fede ma la crescente banalizzazione del sacramento matrimoniale non più vissuto come una vocazione voluta e condotta da Dio, ma considerata solo come una scelta umana e come tale soggetta alle fragilità personali, al cambiamento e al ripensamento

Ringrazio i Ch.mi Avvocati del foro civile che oggi partecipano a questa inaugurazione: mi auguro che questa presenza sia occasione per una migliore conoscenza del nostro Tribunale Ecclesiastico e quindi costituisca un aumento, quantomeno della simpatia, nei nostri confronti..

In particolare debbo ringraziare il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Genova che ha concesso, per la partecipazione a questo evento, l’accreditamento di due punti come formazione permanente professionale.

Salutiamo con tutto il nostro affetto il Sommo Pontefice Papa Francesco che il 29 gennaio scorso ha inaugurato l’anno giudiziario della Rota Romana parlando dell’unità e della fedeltà al vincolo matrimoniale, e della necessità di una preparazione al matrimonio. “Occorre una triplice preparazione al matrimonio: remota, prossima e permanente. Quest’ultima è bene che comprenda in modo serio e strutturale le diverse tappe della vita coniugale, mediante una formazione accurata, volta ad accrescere negli sposi la consapevolezza dei valori e degli impegni propri della loro vocazione.” La preparazione remota deve iniziare, come molte volte io stesso ho insistito in questa circostanza, fin da piccoli con una sana e seria educazione affettiva e sessuale..

Vengo ad alcuni ed essenziali dati statistici.

CAUSE DI PRIMA ISTANZA

Nel 2018 sono entrate 114 nuove cause di richiesta di nullità matrimoniale. Una trentina di cause in meno rispetto allo scorso anno. Nel 2018 sono giunte a termine 146 cause di nullità.

Questo dato ci permette di poter dire che le cause di nullità dovrebbero, e di fatto hanno, un’accelerazione, ossia avere un percorso più breve nel tempo: ed infatti a fine 2018 abbiamo in corso 181 cause, già 30 in meno rispetto all’anno precedente.

Si può guardare con un certo ottimismo quindi alla celerità della conclusione di una causa di nullità che già ora, facilmente, si esaurisce in un anno se la causa non presenta particolari difficoltà o non esige un lavoro peritale.

Come sempre sul piano pastorale preoccupa il calo delle cause introdotte: i motivi sono molteplici. Indubbiamente c’è il calo del numero stesso dei matrimoni che sempre meno vengono celebrati sia religiosamente che anche solo civilmente. Inoltre c’è un grosso calo di sensibilità religiosa che non fa sentire alcun tipo di disagio nei nostri fedeli che si separano, come lo sposarsi è un fatto banale così lo è separarsi. Infine forse dobbiamo lavorare di più sul piano pastorale e proprio per questo oggi verrà, con questo intervento, portato a conoscenza un nuovo servizio pastorale per i separati.

Circa l’esito delle cause: su 144 procedimenti terminati (dieci in più dello scorso anno), 135 hanno ottenuto la dichiarazione di nullità, 7 invece le cause che hanno avuto esito negativo mentre due cause si sono fermate e sono state archiviate.

Una riflessione va fatta sulle cause cosiddette “breviori” ossia quelle cause di cui abbiamo parlato gli scorsi anni che, per il pieno consenso delle due parti e la platealità del motivo di nullità, godono di un  percorso più breve e più veloce e hanno, come Giudice monocratico, lo stesso Vescovo della Diocesi.

Tra le 135 cause decise ce ne sono state appunto 2 che sono state condotte nella forma breve con esito positivo.

Nel primo anno della riforma del processo canonico, dopo aver valutato l’andamento delle cause breviori, l’opportunità ci aveva spinto a chiedere ai Vescovi di inserire nel nostro regolamento una norma, ossia che deve essere lo stesso avvocato che prepara la causa a chiedere esplicitamente la forma breve. L’avvocato infatti che prepara la causa, è in grado e deve verificare che vi siano le condizioni essenziali per chiedere il procedimento “breviore” L’esperienza, su questo punto, sta diventando un po’ deludente, le cause “breviori” sono pochissime perché non è facile né avere una piena condivisione delle due parti in causa né, soprattutto, che sia presente un motivo di nullità estremamente chiaro e plateale soprattutto se si considera che la maggior parte delle cause di nullità presentate riguardano i problemi di carattere psichico, neurologico, o di grave immaturità; motivi e capi di nullità che richiedono sempre il parere qualificato di un perito per cui è impossibile stabilire, fin dall’inizio della causa, la platealità o la forte evidenza del motivo di nullità.

Sembra, almeno per ora, che la forma breve non sia così facile da attuare se non in qualche caso che però appare essere un po’ raro.

CAUSE TRATTATE A GENOVA IN APPELLO

ossia provenienti dal Tribunale Ecclesiastico Regionale Lombardo di Milano.

Non essendovi più l’obbligo della doppia sentenza conforme è chiaro che dal Tribunale di prima istanza di Milano siano pervenute  a noi, in appello, solo le cause negative del Tribunale Lombardo.

Alla fine del 2017 avevamo in corso 25 cause di appello. Nel 2017 ne sono entrate 15.

Nell’anno trascorso abbiamo deciso 17 cause di appello per cui ne restano in corso, a fine 2018, 23.

La Segnatura Apostolica ha deciso che per il nostro Tribunale interdiocesano resti, come appello, il Tribunale Interdiocesano del Piemonte così come il nostro Tribunale resta l’appello del Tribunale Regionale Lombardo.

Entriamo ora nel vivo della relazione di quest’anno:

ANNUNCIO DI UNA IMPORTANTE NOVITA’

NELLA NOSTRA ARCHIDIOCESI DI GENOVA

ma ovviamente anche a servizio delle altre Diocesi

Lo scorso 2018, in occasione di questa inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale Ecclesiastico, avevo parlato delle difficoltà che i fedeli possono provare in sé stessi, o trovare anche sul piano obbiettivo, nell’avvicinarsi al Tribunale Ecclesiastico in ordine alla verifica di una nullità o meno del proprio matrimonio celebrato con rito sacramentale.

Avevo anche cercato di rispondere ai dubbi, agli interrogativi e alle remore che i nostri fedeli provano nell’iniziare il cammino di discernimento nella loro situazione di separati e forse anche risposati civilmente dopo una sentenza di divorzio.

Ma la volontà di Papa Francesco, attraverso i Motu Proprio “Amoris Laetitia” e “Mitis Judex” riformando il processo canonico, prevedeva una iniziativa importante che ancora nella nostra Diocesi di Genova non era stata realizzata.

Leggiamo infatti nel documento Amoris Laetitia al n. 242 : “un particolare discernimento è indispensabile per accompagnare pastoralmente i separati, i divorziati, gli abbandonati. Va accolta e valorizzata soprattutto la sofferenza di coloro che hanno subìto ingiustamente la separazione, il divorzio o l’abbandono, oppure sono stati costretti dai maltrattamenti del coniuge a rompere la convivenza. Il perdono per l’ingiustizia subita non è facile, ma è un cammino che la grazia rende possibile. Di qui la necessità di una pastorale della riconciliazione e della mediazione attraverso anche centri di ascolto specializzati da stabilire nelle diocesi…Queste situazioni esigono un attento discernimento e un accompagnamento di grande rispetto….Sarà pertanto necessario mettere a disposizione delle persone separate un servizio di informazione, di consiglio e di mediazione legato alla pastorale familiare che potrà pure accogliere le persone in vista dell’indagine preliminare al processo matrimoniale”.

Cè un appello pressante di Papa Francesco, quasi a conclusione delle sue indicazioni: “invito i fedeli che stanno vivendo situazioni complesse ad accostarsi con fiducia ad un colloquio sia con i loro pastori e sia con laici che vivono dediti al Signore” (cfr. n. 312).

Già avevo sottolineato lo scorso anno come un cammino di discernimento inizia sempre con l’appurare se non vi sia la reale possibilità di instaurare un processo di nullità del precedente matrimonio celebrato in modo canonico.

“Discernere” infatti vuol dire “scorgere, riuscire a vedere, riconoscere (anche i propri errori)”. Quindi anche “scegliere tra le varie vie la più valida, la più giusta, insomma giudicare, distinguere, valutare rettamente”.

La domanda del fedele è sempre questa: “cosa devo fare?” E quindi:

“a chi posso fare questa domanda?”

La risposta è: “a chi ti sa dare una risposta, una risposta serena, che non ti vuole giudicare, che non ti vuole condannare, che non ti vuole rimproverare, ma solo ti vuole aiutare appunto a discernere, a giudicare e valutare rettamente”.

Fino ad oggi anche lo stesso mio suggerimento è sempre stato quello di rivolgersi con serenità al Tribunale dove vi sono i Patroni Stabili che fanno consulenza e che continueranno a farla perché è il loro primo compito .

Ma Papa Francesco, sensibile ai problemi pastorali, suggerisce anche un’altra via: non andare direttamente al Tribunale, ma iniziare un’attività squisitamente pastorale dove vi sia una persona, indubbiamente qualificata, che possa aiutare a fare quel discernimento e capire quale strada percorrere.

In ogni diocesi esiste già un ufficio specifico per la pastorale familiare, è  presso questo ufficio che bisogna realizzare il progetto di Papa Francesco: a Genova si apre quindi l’ufficio “dell’accoglienza pastorale per i separati” che si troverà esattamente in Curia presso l’ufficio pastorale della famiglia.

Con il Nostro Cardinale Arcivescovo si è preso atto che la situazione morale e quindi religiosa dei nostri fedeli laici è sempre più drammatica a causa delle separazioni coniugali che sono sempre un fatto non solo doloroso ma molto spesso traumatizzante. Un matrimonio che fallisce certamente ha avuto un percorso faticoso, pesante soprattutto per chi ha cercato di portare avanti comunque le promesse matrimoniali, tale situazione risulta poi enormemente aggravata per la presenza di eventuali figli.

Un cammino di discernimento, ossia di vedere, e con serenità giudicare i fatti e gli avvenimenti, inevitabilmente porta a riflettere sulle cause di quel fallimento matrimoniale che vanno sempre rinvenute all’origine, ossia prima delle nozze e molto spesso perfino risalgono alla propria infanzia e adolescenza.

Vi sono errori di cui non siamo colpevoli ma anche errori personali dei quali siamo responsabili, immaturità, superficialità, leggerezza di vita e di comportamento, false illusioni e false speranze. Come dice il detto: “gli errori si pagano”, il fallimento del matrimonio è il risultato.

Qui parliamo di riparazione, quando è possibile, degli errori e riparare un errore è sempre un cammino pesante e forse è proprio di questo che si ha paura.

Ricorrere subito al Tribunale potrebbe essere un percorso sentito e vissuto come troppo difficile, tanto più che già si è fatta questa esperienza con la separazione legale o con il divorzio. Papa Francesco nella sua sensibilità pastorale suggerire un cammino più dolce, diciamo più amorevole  posto che la Chiesa è e deve essere una Madre amorosa.

La pastorale della Chiesa deve affrontare la drammaticità della situazione dei separati e divorziati: ci sono tanti problemi complessi quali i drammi personali e dei figli, le sofferenze interiori, il senso del fallimento, il senso d’inutilità, d’inadeguatezza, insomma c’è tutta la problematica del lutto. A questi spesso si aggiungono problemi economici non piccoli, problemi di carattere sociale, ecc.

Per tutti questi problemi innanzitutto esistono i Consultori familiari diocesani o di ispirazione cristiana, esistono in ogni Vicariato i Centri di ascolto, esistono centri di accoglienza ecc.

Ma è pur necessario affrontare anche il problema morale e quindi religioso, ossia la serenità di spirito che nasce da un rapporto corretto con Dio e con la Comunità cristiana, ed ecco la proposta pastorale di offrire un servizio che aiuti ad iniziare un cammino di discernimento che riavvicini a Dio: a questo vuole provvedere il servizio pastorale ai separati.

Come è ben noto, la legge suprema della Chiesa è la salvezza delle anime: pertanto gli strumenti pastorali che abbiamo vogliono e debbono portare a questa mèta finale di ogni uomo e di ogni battezzato.

Come si è detto e ripetuto per Papa Francesco il primo fondamentale punto di discernimento è vedere se vi è la possibilità della dichiarazione di nullità attraverso la forma processuale della Chiesa. Egli stesso scrive: “la Chiesa deve accompagnare con attenzione e premura i suoi figli più fragili segnati dall’amore ferito e smarrito, ridonando fiducia e speranza come la luce di un faro in un porto o di una fiaccola portata in mezzo alla gente per illuminare coloro che hanno smarrito la rotta o si trovano in mezzo ad una tempesta” (AL n. 291).

Pertanto nella Chiesa si richiede un avvicinarsi alle persone che si ritrovano a vivere l’esperienza del fallimento del matrimonio, prendendosi cura di esse e accompagnandole nel discernimento sulla verità della loro condizione fino a considerare la richiesta di nullità del proprio matrimonio.

Del resto la riforma del processo canonico voluta da Papa Francesco (della quale abbiamo ampiamente parlato due anni fa) ha proprio lo scopo di mostrare una maggiore vicinanza o prossimità con i fedeli in difficoltà.

Papa Francesco ha affidato particolarmente ai Vescovi la cura pastorale dei fedeli separati e divorziati, non solo istituendo la nuova formula del processo breve del quale il Vescovo stesso è giudice, ma, soprattutto, offrendo ai fedeli la possibilità di potersi orientare serenamente nel labirinto dei problemi morali e spirituali a seguito di un matrimonio fallito.

L’istituzione di questo servizio pastorale per i separati è il segno della preoccupazione del Nostro Arcivescovo e della Comunità Diocesana.

L’accoglienza dei fedeli separati si pone come espressione di una Chiesa Madre e Maestra, donando fiducia e speranza nell’ascoltare e dialogare con tutti i fedeli, specie con quelli che si trovano in difficoltà spirituale  e interiore a causa del fallimento matrimoniale.

CHE COSA SI FA NELL’ACCOGLIENZA

La prima cosa importante è mettersi a disposizione del fedele e ascoltarlo nel suo disagio spirituale, nelle sue aspettative e nelle sue speranze.

Sarà a disposizione (su appuntamento telefonico) una persona indubbiamente specializzata e preparata che farà “accoglienza” al fedele che ha problemi di separazione, di divorzio e anche di secondo matrimonio civile o di convivenza e che vorrebbe conciliare la propria situazione con Dio e la propria coscienza cristiana.

Ogni caso è a sé stante, e va esaminato nella sua peculiarità anche se è corretto subito chiarire che un cammino di discernimento, che inizia proprio con questa prima accoglienza, deve comunque partire con una fondamentale verifica ossia se il matrimonio fallito sia valido oppure no e se sia possibile quindi instaurare una causa di nullità. In  tal caso il fedele riceverà tutte le informazioni preliminari necessarie per questo primo passo che ovviamente dovrà poi essere verificato e approfondito da un Avvocato del nostro Albo, se vi sono le possibilità economiche, o altrimenti da un Nostro Patrono Stabile.

Il fedele quindi sarà illuminato e instradato e aiutato ad affrontare con coscienza la propria situazione per vedere quali soluzioni vi possono essere nel suo caso per arrivare quantomeno ad una riconciliazione con il Signore.

In questo incontro di accoglienza si cercheranno di dissipare tutti i dubbi, le incertezze, rispondere a tutte le domande che possono suscitare ansie o preoccupazioni.

Si tratta dunque di un servizio pastorale, paziente e di ascolto, offerto innanzitutto ai fedeli cristiani che desiderano un orientamento nella propria situazione, ma è un aiuto molto grande che si vuole fornire ai Parroci, ai Sacerdoti, ai Diaconi, ai catechisti, e ai movimenti cristiani di ogni tipo che possono indirizzare parrocchiani, famiglie, amici e conoscenti per un colloquio che sarà indubbiamene illuminante.

La comunità cristiana è cosciente che tanti fedeli separati vivono momenti di grande sofferenza e smarrimento anche poi di fronte alle nuove scelte di vita che si affacciano nel cammino quotidiano.

E’ proprio in questa situazione che molti fedeli pensano che la Chiesa sia per loro lontana, irraggiungibile, forse non comprensiva, forse giudicante e condannante; è così che si verifica un grosso allontanamento che poi nel tempo diventa difficile recuperare e quindi adagiandosi su scelte non cristiane considerate ovvie e inevitabili ritenendo che ormai non vi sia più nulla da fare.

Non è così e non deve essere così: Gesù nella sua vita, e nel Vangelo che leggiamo, si è fatto vicino proprio ai più lontani, proprio ai più disperati, per offrire loro la salvezza, il perdono, la pace e la gioia del vivere. E’ dunque così che Gesù perdona all’adultera che stava per essere lapidata, alla prostituta che, senza rivolgergli parola, piange e gli lava i piedi; nel suo percorso non fa distinzione di persona, tutti con i propri problemi si avvicinano a lui ed egli tutti ascolta e a tutti infonde speranza.

L’accoglienza di cui parliamo non è dunque il Sacramento della riconciliazione che si esercita solo attraverso il sacerdote ordinato, non si tratta neppure di uno studio legale, bensì di una disponibilità all’ascolto di situazioni concrete che sembrano insuperabili sotto il profilo della coscienza e che forse invece possono essere  districate e risolte.

Ci auguriamo ancora una volta di svolgere un servizio pastorale prezioso e importante, chiediamo al Signore e allo Spirito Santo l’assistenza necessaria e al Cardinale Arcivescovo di Genova la Sua Benedizione.

Dobbiamo metterci nell’ordine di idee di aiutare tanti nostri fratelli e sorelle smarriti, cosa che il Tribunale Ecclesiastico fa a realizza per cui  chiedo ora a Sua Eminenza il Card. Angelo Bagnasco di voler dichiarare aperto l’anno giudiziario 2019.

Genova, 23 febbraio 2019

Mons. Paolo Rigon

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